La Fotografia



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Da sempre l’uomo ha sentito, a finalità propiziatorie o di narrazione o semplicemente di espressione, la necessità di raffigurare persone, animali e oggetti e per secoli ciò è avvenuto a mezzo della pittura. Agli inizi del 1800, però, si è sviluppato, grazie anche agli studi iniziati molto addietro nel tempo, un nuovo modo di riprodurre le immagini, tramite l’effetto della luce: la fotografia. Il termine proviene dal greco antico e significa, appunto, scrittura a mezzo della luce. Il sorgere ufficiale della fotografia viene collocato nel 1839, quando all’Accademia di Francia fu presentato il procedimento per lo sviluppo di immagini detto dagherrotipia, dal nome del suo inventore, Jacques Mandé Daguerre. La fotocamera per la dagherrotipia era costituita da due scatole in legno e permetteva di ottenere, in un solo esemplare, la riproduzione di un’immagine, ritenuta molto preziosa proprio per la sua unicità. Dopo pochi anni la dagherrotipia venne sostituita da un altro procedimento fotografico, la calotipia, brevettata nel 1841, che produceva immagini meno dettagliate rispetto al dagherrotipo, ma che consentiva di ottenere copie delle immagini stesse a mezzo del negativo. Nonostante ciò, per vari decenni ancora, la fotografia restò riservata, oltre che alle raffigurazioni paesaggistiche ed architettoniche, a pochi, in pratica alle fasce più abbienti della popolazione. Il sorgere dei primi studi fotografici, dei primi giornali per fotografi, delle prime industrie fotografiche e lo sviluppo delle ricerche che permisero di ottenere perfino le prime immagini in movimento, furono, però, tanti passi che aprirono la strada per la diffusione della fotografia. Nel 1888 fu immessa sul mercato la box Kodak, la prima fotocamera con una pellicola in bobina predisposta per 100 pose; una volta esaurita la pellicola, la fotocamera andava spedita alla casa produttrice per la stampa delle fotografie e la ricarica con una nuova pellicola. E mentre gli studi permisero di migliorare sempre più le ottiche e di riprodurre i colori, apparirono sempre più numerosi, nel giornalismo, i reportage fotografici, che ovviamente contribuirono ad aumentare l’interesse delle masse verso questo mezzo di espressione. Una grande svolta nel mercato delle macchine fotografiche avvenne quando, nel 1913, un ingegnere tedesco mise a punto l’idea di adattare alle fotocamere la pellicola cinematografica da 35 mm. A causa del primo conflitto mondiale, la realizzazione pratica dell’idea venne ritardata di qualche anno, ma nel 1924 nacque la prima macchina fotografica da usare a mano libera, la Leica I. Da allora l’ascesa della fotografia verso un pubblico sempre più ampio è stata inarrestabile e le ditte, soprattutto europee fino agli Anni Cinquanta, hanno offerto tanti modelli per le più diverse esigenze. Una novità particolare arrivò nel 1948 dagli Stati Uniti, dove la Polaroid diede il via alla produzione della Land Camera Model 95, una macchina fotografica che permetteva lo sviluppo immediato e che ebbe molto successo, nonostante il prezzo piuttosto alto, quei 95 dollari (circa 700 Euro di oggi) da cui prendeva il nome. Il trentennio dal 1950 al 1980 ha visto una grande espansione delle macchine fotografiche giapponesi e proprio dal Giappone è arrivata, nel 1981, la prima fotocamera digitale, la Sony Mavica FD5, che usava un floppy come supporto. Ovviamente in un’epoca in cui la cultura elettronica andava espandendosi, anche l’espansione delle fotocamere digitali è stata inarrestabile, tanto che oggi hanno conquistato quasi interamente il mercato. La fotografia digitale, dal 2000 possibile anche con i cellulari (il primo modello dotato di fotocamera è stato lo Sharp J – SH04), appare meno costosa della fotografia con pellicola in quanto sono eliminati i costi per la pellicola stessa e per lo sviluppo ed inoltre consente, tramiti appositi programmi, di mettere in atto miglioramenti in sede di post produzione, permettendo di creare immagini personalizzate ed artistiche. E i gatti, proprio grazie alla fotografia digitale, oggi hanno conquistato un posto d’onore in Internet, dove le fotografie di piccoli felini divertenti e mattacchioni vengono inserite a un ritmo vertiginoso e viste da un numero grandissimo di visitatori. Ciò comunque rappresenta solo l’adeguamento ai tempi delle fotografie feline. I gatti, infatti, che anche nel passato hanno condiviso le loro giornate con gli uomini, sono sempre stati un soggetto amato dai fotografi. Già nel 1872 l’inglese Harry Pointer cominciò a fotografare i piccoli felini in pose originali e con atteggiamenti umani e realizzò una serie di oltre duecento immagini conosciute come “The Brighton Cats”, che lo resero famoso. Tornando ai tempi attuali, tra i molti fotografi che indirizzano i loro scatti sui gatti, ricordiamo, per tutti, il tedesco Hans Silvester e la neozelandese Rachael Hale e, tra gli italiani, Daniele Robotti e Marco Galli. La fotografia, oltre che un modo per catturare un certo momento e per conservare i ricordi, è anche una forma d’arte in quanto, pur non creando nulla, trasmette la visione del fotografo riguardo ad una certa situazione ed oggi è diventata sempre più spesso oggetto di esposizioni. Il collezionismo fotografico, già diffuso all’estero, si sta espandendo anche in Italia, benché per adesso il numero di appassionati sia ancora limitato. Scegliendo i gatti come soggetto, ci si può indirizzare sulle fotografie d’epoca o su quelle moderne e raccoglierle negli appositi album, disponibili in diversi materiali e colori e in varie forme, che consentono di custodire le fotografie di qualsiasi formato. Ovviamente inserendole in apposite cornici o portafoto, da parete o da tavolo, si può anche personalizzare e decorare la casa con le fotografie più belle.

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